Tra Amori e Tormenti di Rosario Papa

Tra Amori e Tormenti è un’opera in versi di Rosario Papa, pubblicata con Controluna edizioni di Poesia. In copertina il gruppo scultoreo di Antonio Canova “Amore e Psiche”, le figure sono rappresentate nell’atto di baciarsi. Si coglie la tensione erotica e l’armonia che resta costante fra i due corpi in perfetta armonia. L’immagine scelta per la cover del libro rispecchia i versi dell’autore. Ogni suo verso è in tensione erotica verso l’altro, ogni parola è ben calibrata, ogni strofa è in equilibrio perfetto.

Ho letto più volte la prefazione dell’opera, scritta dall’incredibile Irene Mascia, la sua penna è molto curata ed elegante. Cito una parte del suo testo: “[…] E così quando Narciso, la personificazione classicheggiante e mitologica dell’amore che dovrebbe provare per se stesso, gli bussa alla porta, lui risponde di no. Non è pronto, non è adeguato. Allora fa una cosa straordinaria: prende in mano una penna e scrive. Scrive di quello che lo circonda, di sé, della sua terra, di omofobia e di guerra, di riscatto sociale. Lui, semplicemente scrive. […]”

Credo che l’estratto esprima al meglio il contenuto del libro e chi sia l’autore. Alcuni versi poetici di Rosario papa sono un grido di rabbia e stanchezza verso la società in cui viviamo. Una società che tende a stigmatizzare e categorizzare le persone in base a dei preconcetti, o dei principi fin troppo radicalizzati. Rosario fa poesia del suo dolore.

“[…] Sono un eterno fanciullo figlio di me stesso

La mia ombra, la voce, il mio odiato riflesso.

Sono allegoria che si nasconde tra le righe

Sono vizi condannati, amate virtù antiche […]”

“[…] Potrai indurmi al silenzio

Chiamare il mio amore malato

ma io ti risponderò ridendo

chi odia l’amore, nulla ha mai amato […]”

Le strofe citate sono estratte da due poesie diverse, che leggendo mi hanno messo i brividi. Il modo in cui il poeta mette al nudo tutto ciò che prova è lacerante. Fa male che ciò che ha scritto, non sono solo parole messe a caso, ma esperienze di vita.  Conclusa la lettura resta la speranza, la speranza che le sue parole non restino solo impresse sulla carta, ma anche nelle menti.  La speranza che il mondo possa, un giorno, diventare migliore.

Irene nella prefazione fa una previsione “[…] Dopo aver letto l’ultimo verso guardatevi intorno. Capirete che la vostra vita è un po’ cambiata. […]”

Devo ammettere che non si sbagliava affatto, perché i Tormenti di Rosario sono quelli di un’intera comunità, e non si può fingere di vivere in un mondo diverso da quello che lui descrivere.  Le sue poesie sono vive, perché tutto ciò che scrive è reale. Ogni parola è un proiettile, colpisce il lettore in profondità, ma le sue parole hanno il potere pure di guarire e trasformare. È un libro sulla morte e la rinascita, un libro di forza e ribellione. Un libro che tutti dovrebbero leggere, perché non è vero che le poesie sono difficili da leggere o noiose. E se lo avete pensato, leggendo le sue di poesie, cambierete opinione.

 
 

Il nostro giorno verrà

Il nostro giorno verrà  edito da Red Star Press, scritto da Edith Joyce, pseudonimo di Paola di vito.
Sono venuta a conoscenza di questo titolo attraverso il canale di Tik Tok e i video dell’autrice dove parlava con entusiasmo della sua storia e del suo esordio editoriale.
Il suo entusiasmo contagioso, il modo in cui parlavamo del suo libro e dell’Irlanda mi hanno convinta all’acquisto.
Si tratta di un romanzo storico, politico e romantico.

Trama:
“Erin e Sean hanno occhi profondi come il mare e un sogno rivoluzionario: quello di un’Irlanda unita e libera dalla dominazione inglese. L’Isola di Smeraldo conosce la furia delle rivolte di Pasqua nel 1916, ma da tempo immemore vive una condizione per cui non c’è passione che possa accendersi senza intrecciare l’amore con il terreno della lotta politica. E se imbracciare un fucile può essere più facile che scoprire il proprio posto nella lotta, trovare il coraggio di dichiarare ciò che si prova veramente può rivelarsi un’impresa ancora più difficile. Eppure, mentre l’iniziativa rivoluzionaria è costretta a soccombere sotto il ferro e il fuoco della Corona, Erin e Sean riceveranno dalla sorte un dono prezioso, nascosto tra le parole che, in gaelico, continuano a ripetere generazione dopo generazione: Il nostro giorno verrà…”

La prosa dell’autrice è semplice e precisa, scorrevole e leggera.
Uno stile che ho apprezzato molto, i capitoli sono brevi e scorrono facilmente.
Una lettura che nella sua complessità ho trovato molto interessante e fluida. Mi aspettavo di leggere  un romanzo rosa con uno sfondo storico accennato, invece prevale più  la storia, la fondazione della repubblica dell’Irlanda e i conflitti che si sono sviluppati nel corso del 1900 per il raggiungimento di questo obiettivo.
Questo romanzo ha il cuore irlandese, un cuore delicato e fragile.
Parla del riscatto sociale di un popolo che è stato oppresso e dominato per anni.
Parla di  una lunga  ed estenuante guerra, di una famiglia distrutta  da ideali politici diversi e di un’amore ostacolato dalla guerra, del sacrificio per la propria patria, di mettere al primo posto gli altri e poi se stessi.
È un libro che ho trovato molto curato, i dettagli sull’irlanda sono molti e ben studiati.
Ed è stato interessante scoprirli,perché  quando si studia la storia si parla poco della rivolta  di Pasqua ,che si tenne nel 1916 , e delle sue conseguenze.
Perché questa parte di storia è stata un po’ sottovalutata e l’autrice attraverso questa storia dà una nuova dignità al popolo irlandese e chi per amore della patria lottò a costo della propria vita.
Mi sono emoziata tanto nel leggere questo libro e ho amato più il rapporto madre e figlia , e tra la protagonista e i suo fratelli, che quello con Seàn.
Mi aspettavo uno spazio maggiore alla loro storia d’amore , ma le pagine conclusive del romanzo sono commoventi.
Alla fine “il giorno verrà ” anche per Sean e Erin.

 
 

Sir Blake di Lorenzo Iero

Sir Blake nel regno dei Sidhe è il primo volume della trilogia di Lorenzo Iero, pubblicato con la casa editrice “La ruota edizioni”. I suoi romanzi sono rivolti a un pubblico di bambini- ragazzi ma, per via delle tematiche affrontate dall’autore, l’opera si presta anche alla lettura da parte di un pubblico adulto. Del resto, è risaputo che i libri per i più piccoli presentano significati più profondi e nascosti di quelli che il semplice lettore può catturare a una lettura veloce. Per quanto riguarda i romanzi di Lorenzo, due su tre pubblicati, non bisogna ascriverli nella mera categoria di “fantasy”. Ritengo che si tratti di un’opera più complessa. L’autore sceglie come protagonista delle sue storie un ragazzino di undici anni, bullizzato dai compagni di scuola perché la meningite lo ha costretto all’amputazione di un braccio. Questo è uno degli elementi più dirompenti della narrativa. Di soliti i protagonisti dei romanzi sono persone, sì, bullizzate, come Bastiano Baldassarre Bucci (coprotagonista della Storia Infinita) ma non sono affetti da handicap. Lorenzo, invece, ha scritto una storia rivoluzionaria poiché il messaggio che si può estrarre dalle sue parole è proprio questo: “Anche chi ha un handicap può arrivare a compiere grandi imprese.” I romanzi di Sir Blake abbattono le differenze e gli stereotipi promuovendo la solidarietà e l’empatia.

Il primo romanzo presenta una copertina dai colori brillanti e allegri. Lo sfondo è azzurro e al centro della prima di copertina, seduti su un enorme drago rosso, sono raffigurati Sir Blake e Malabruno, il folletto della specie Bwca, il cui compito è quello di far conoscere la vita magica dei Sidhe al popolo degli esseri umani così da tener vivo il mito e alimentare il cuore dei bambini da sempre speranzosi che tutte le leggende abbiano un fondo di verità e che non si riconducano solo a favole raccontate intorno al fuoco. Queste sono le parole che pronuncia il folletto al bambino. Blake intraprenderà un viaggio sorprende alla scoperta di un mondo che non credeva poter esistere davvero. Così, Lorenzo trascina in questa sorprendente avventura i suoi lettori che continuano a leggere le sue storie con stupore e meraviglia.

Il secondo romanzo, invece, si presenta con una copertina verde scura, cupa proprio come la vicenda in essa narrata. Blake dovrebbe tornare a casa dalla madre e riprendere la sua solita vita. Si ritrova, però, a dover affrontare insieme ai suoi nuovi amici, tra cui la regina Mab ed Eneas, il problema delle fate maligne. Così Malabruno, mandato da Blake, fa visita alla madre del ragazzo per rassicurarla spiegandole come stanno le cose. Per quanto la trama sia molto interessante manca, in questo capitolo della trilogia, l’azione e di conseguenza la storia risulta un po’ lenta almeno fino a quando non emerge la figura del padre del bambino. Un colpo di scena fenomenale! E che mi fa sperare che il prossimo e ultimo libro possa essere ancora più ricco di emozioni, affrontando il tema della genitorialità e nello specifico del rapporto padre-figlio. In questo capitolo le comunicazioni fra i due sono strane. Si percepisce un distacco dato che il ragazzo non ha mai conosciuto il padre, ma da parte di quest’ultimo manca quasi la partecipazione, il valore costruire un legame effettivo con il figlio che ha sempre protetto da lontano. Un’altra cosa che mi ha sorpreso è il tono cupo assunto a metà lettura in particolare l’autore tocca il tema della morte e il modo in cui è sentita da chi resta. La trasformazione di Eneas è descritta in modo impeccabile ed è un altro fantastico colpo di scena.

Per cui Leggete!

Trovate Sir Blake nel regno dei Sidhe e il suo seguito, Sir Blake e la maledizione dell’elfo oscuro in vendita in tutti gli store online e forse presente in qualche libreria fisica. Per ogni dubbio potete rivolgervi al gentilissimo autore.

Ecco, un’altra chicca bellissima dei libri di Lorenzo, che stavo quasi dimenticando, sono le meravigliose illustrazioni interne: sono realizzate da artisti emergenti che l’autore ha invitato a collaborare con lui. Un gesto che trovo bellissimo, permettendo così di poter essere conosciuti da altri.

Che altro aggiungere?

Aspetto con trepidazione il capitolo finale!

 
 

Diario di una figlia

25/04/1970

Mia madre era una donna straordinaria. Aveva un cuore generoso, una mente creativa e uno sguardo attento e curioso. Non le piaceva oziare, era un’instancabile lavoratrice. Amava le sfide e la sua famiglia.

Quando mio padre le scrisse di raggiungerlo, lei non esitò a preparare le valigie per andare in America. Era partito poco dopo la mia nascita in cerca di fortuna e mamma non aveva mai smesso di credere in lui. Così ci imbarcammo nella prima nave disponibile, sopportando la mancanza di igiene, il sovraffollamento e la scortesia del personale di bordo. Ero una bambina di cinque anni annoiata e mamma, per distrarsi anche dalla nausea e dalla forte emicrania, aveva cominciato a cantare in dialetto siciliano. La sua voce era forte e intonata, talmente bella da far danzare anche gli altri viaggiatori, donne e bambini italiani che volevano lasciare il paese.

Giunte in America ci sottoposero a diversi controlli medici, alcuni dei quali erano imbarazzanti e troppo invadenti.

L’ultima volta che vidi mio padre non sapevo parlare. Lo conoscevo per mezzo di una foto che lui aveva spedito insieme ai soldi.

Avevo memorizzato i tratti del suo viso ma, quando me lo trovai davanti, notai certi dettagli che la macchina fotografica non poteva acquisire. La persona che mi aveva accolto nel Nuovo Mondo con un abbraccio non era frutto della mia immaginazione: era reale.

Fu disorientante stringere quell’uomo, accorgersi che anche il suo sorriso, come il mio, coinvolgeva tutti i muscoli del volto

In poco tempo cominciai ad abituarmi alla sua presenza nella mia vita. Scoprii che mio padre aveva l’abitudine di alzarsi alle tre del mattino, per guardare l’alba dalla finestra della cucina fumando un sigaro. Cercava sempre di muoversi con delicatezza per non disturbare il nostro sonno, ma ogni mattina, in stato di dormiveglia, sentivo i suoi passi contro il corridoio e percepivo la sua presenza sulla soglia della mia stanza. Non aprivo mai gli occhi, ma lo immaginavo ad osservarmi dormire con un sorriso. Forse, pensando a tutte quelle cose che si era perso della mia infanzia.

Sfortunatamente, l’armonia familiare subì un repentino cambiamento quando mio padre ebbe un incidente sul lavoro. Le fondamenta della casa su cui stava operando non erano stabili, per questo l’infortunio lo costrinse all’inattività e poi alla disoccupazione. Rischiavamo di indebitarci per le cure mediche e di perdere la casa.

Eppure, neanche quando finimmo i risparmi per comprare i beni di prima necessità, la mamma si perse d’animo. Un giorno uscì con l’espediente di comprare dei farmaci per papà e tornò a casa annunciando di avere accettato una proposta di lavoro. Quella sera, mamma e papà discussero tanto: lei desiderava rendersi autonoma e contribuire a risanare la crisi economica in cui ci trovavamo, lui sentiva di essere un peso. Odiava il fatto di non poter tornare a lavorare, avrebbe dovuto occuparsi di ridefinire il balcone di quella casa, invece il ballatoio era crollato sotto i suoi piedi. Così, papà era scivolato nel terrazzino dell’appartamento sotto perdendo i sensi. I soccorsi lo avevano definito un miracolo, nessuno sarebbe sopravvissuto dopo una caduta simile, tuttavia, i medici non sapevano se sarebbe tornato a camminare, né quando.

«Sono io quello che dovrei lavorare, non tu!» gridò quella volta alla mamma.

«Ma tu non puoi, e qualcuno dovrà pur provvedere a pagare tutti questi debiti!» si difese lei. «E poi io voglio lavorare. Non mi hai neppure chiesto di che lavoro si tratta, Giancarlo!»

«Perché non mi interessa. Tu, da donna, devi stare a casa con la bambina. Non devi lavorare.»

«Non abbiamo neanche i soldi per comprare un po’ di farina. Non abbiamo niente!»

«Sono io l’uomo di casa, non tu.»

«Tu non puoi lavorare, io invece posso. Andiamo, Giancarlo! Devo solo cucire delle camicette.»

Alla fine, era riuscita a convincerlo. Così, alle sette del mattino seguente, si presentò al nuovo impiego tornando a casa esausta dodici ore dopo.

«Oh, Giancarlo!» esclamò mia madre, mangiando la zuppa che papà aveva preparato. «Dovresti vedere le macchine da cucire che hanno in fabbrica, sono eccezionali! Riducono il tempo di produzione, e oggi ho realizzato più di venti camicie. Sai, ho anche conosciuto delle donne italiane, ci pensi? Persone che parlano la nostra stessa lingua… Non è fantastico?»

«Sì» fece mio padre, mostrando un sforzato sorriso. «Credo proprio di sì» disse di nuovo con maggiore convinzione.

Il 25 marzo del 1911 mamma si alzò presto per unirsi con me e papà ad ammirare l’alba.

«Buon compleanno, Lucia!» esclamarono all’unisono i miei genitori. 

«Abbiamo una sorpresa per te» confidò papà, mentre mamma si allontanava in cucina. Riapparve   qualche secondo dopo con una torta di mele, cantando Tanti auguri a te.

«Adesso il regalo!» dichiarò papà, con l’entusiasmo di un bambino, battendo le mani a ritmo.

«Chiudi gli occhi, Lucia» bisbigliò all’orecchio mia madre, Emozionata obbedii al suo ordine. «e adesso aprili.»

«Una bicicletta!» urlai riaprendoli, saltellando dalla gioia.

«Sì, tesoro. Io e papà ti insegneremo a pedalare» spiegò la mamma. «Fortunatamente oggi è sabato, significa che tornerò presto a casa e potrai provarla!»

«Grazie» mormorai, abbracciandoli.

Mamma odorava di cannella e zucchero a velo, è questo l’ultimo ricordo che conservo di lei.

Trascorsi le ore successive davanti alla finestra della cucina, da dove si poteva scorgere l’edificio dove lei lavorava.

«Oggi il cielo mi sembra più bello!» dichiarai, pensando al modo in cui avremmo trascorso il pomeriggio.

«Perché sei nata tu, amore. Per questo è più bello» s’affrettò a rispondere papà, con voce piatta.

Il cielo d’un tratto sembrò quasi triste, cupo come il viso di mio padre. Forse aveva già intuito che qualcosa di brutto stava per succedere.

«Facciamo una passeggiata, Lù» annunciò. «Vai a prendere i cappotti. Andiamo dalla mamma.»

Eravamo  poco distanti dalla fabbrica, quando papà arrestò il passo.

«Cosa diavolo sta succedendo?!» urlò. Rivolse la stessa domanda più volte ai passanti, che si fermavano a osservare con stupore e orrore quel paesaggio di fumo e di fiamme. Nessuno gli fornì una risposta adeguata, erano tutti confusi a riguardo. Eccetto un uomo con uno sguardo triste che, fumando un sigaro, si avvicinò per rispondere a quella fatidica domanda. Gli disse, senza troppi giri di parole, che era scoppiato un incendio in una fabbrica: l’edificio in cui lavorava mamma stava andando a fuoco.

«Papà, dov’è la mamma?»

Non rispose. La mano che teneva serrata la mia tremava. L’altra, invece, lasciò cadere per terra la stampella e per poco papà non perse la sua stabilità.

«Papà, Papà! La mamma!» gridai, cercando di reggere il suo peso, ma ero solo una bambina di sei anni che avrebbe voluto correre dalla sua mamma.

Volavano dalla finestra come fenici: incandescenti e luminose. Ci misi un po’ a capire che a schiantarsi al suolo non erano solo vestiti fiammanti.

«Mamma, Mamma!» urlavo a perdifiato con le lacrime agli occhi, quando cominciai a capire cosa stesse succedendo.

Mia madre non sarebbe più uscita da lì, perché stava morendo in quel rogo.

Fu in quel momento che papà allentò la stretta alla mia mano e, disperato, si gettò per terra unendo i palmi delle mani in una supplichevole preghiera. Speravamo che in qualche modo si fosse messa in salvo.

E poi la riconobbi, o così mi parse. La puzza di carne bruciata era così nauseabonda da provocarmi le vertigini. Mamma era lì, sul davanzale di una finestra del quinto piano. Bellissima, con le fiamme che la coprivano come un lenzuolo. E poi la vidi crollare sul pavimento.

Gridai tra le lacrime «Mamma, mamma!», cominciando a correre verso di lei per salvarla. Ho un ricordo vago di ciò che accade dopo: papà che si precipita ad afferrarmi, lui che cerca di abbracciarmi e io che lo respingo.

«Devo andare da mamma!» urlai, cercando di scappare. «È andata» disse piano. «E quella donna poteva essere chiunque. Era troppo lontana, non avremmo mai potuto riconoscerla.»

Ormai era solo un corpo deturpato.

Era morta, e io non sapevo se si fosse gettata dalla finestra, come numerose altre donne, o se invece fosse stata schiacciata dal peso delle macerie inghiottita dal fumo.

Niente aveva senso dal momento in cui l’edificio aveva preso fuoco, cominciando a divorare come un mostro affamato le “sartine” Non aveva senso che, a pochi chilometri di distanza o dall’altra parte del mondo, nuove vite venissero alla luce e altre finissero.

Papà e io assistemmo a quella pioggia di corpi infuocati in lacrime e in silenzio. Non riuscimmo a parlare perché non c’erano parole che potessimo pronunciare.

Quel giorno mia madre non aveva perso solo la vita, ma anche un nome. Le vittime furono catalogate con dei miseri numeri. Ecco cos’era diventata mia madre: un numero a due cifre.

Non sapevo quale numero le avessero attribuito perché quei corpi non erano identificabili. Il fuoco li aveva privati dei loro connotati umani, riducendoli in cenere.

Quel 25 marzo del 1911 doveva essere un giorno indimenticabile. Lo è stato, ma non per la ragione che credevo.

Da quel giorno smisi di essere una bambina e divenni un’adulta.

Morta la mamma, papà cominciò a chiedere il mio aiuto per la casa. Posai i giocattoli in un angolo e misi il grembiule di mamma. Ancora oggi, indossandolo, mi sembra di sentire odore di cannella.

Lei era allegra, una buona madre, una brava moglie, e in pochi attimi non era più niente. Come può una vita finire così? Avevo solo sei anni e lei aveva ancora tante cose da insegnarmi.

Credo che oggi sarebbe fiera di me. Ho studiato e trovato l’amore della mia vita, con cui ho avuto due bellissimi bambini che mi hanno dato dei nipotini meravigliosi. Fa male, ma nonostante la sua assenza la vita continua a scorrere. Per questa ragione, tengo un diario: per raccontarle tutto ciò che si è persa, immaginando che le mie parole possano in qualche modo raggiungerla, e per poter conservare il suo ricordo anche per le generazioni successive.

Editing by Simona Citarrella

 
 

Recensione di @mybookshelf15

Ultimamente mi capita di aver voglia di leggere di raccolte e di poesia. Dunque, ho deciso di immergermi nella lettura di questa raccolta di poesie e pensieri che fin da subito mi ha attratta!

Che dire….continuo a rileggere questo gioiellino di @milly.06_

“La fragilità dell’Essere” è una silloge che ci accompagna pagina dopo pagina nel percorso dell’anima. FRAGILITÀ non è simbolo di debolezza ma di UMANITÀ e a mio parere al giorno d’oggi si tende a dimenticare questo concetto fondamentale.

In questa raccolta si parla di Morte, del Tempo, la voglia continua di evadere dalla realtà e cercare di categorizzare e fornire un significato a la nostra Esistenza.

Ho amato “La fragilità dell’Essere” perché ha saputo darmi tanti spunti di riflessione che a volte ormai si danno per scontati, mi ha emozionato veramente anche tramite lo stile di scrittura dell’autrice che ho trovato molto gradevole, delicato ma contemporaneamente diretto e autentico.

Inoltre i disegni che ho amato e anche fotografato, impreziosiscono ancora di più il volume✨
Se avete bisogno di una lettura toccante, poetica eh sì, se vi sentite un po’ “persi” nella vostra vita, “La fragilità dell’essere” FA PER VOI!🌸
•STELLINE: ⭐️⭐️⭐️⭐️/5

 
 

Recensione di @alberi_e_poesie

Titolo: La fragilità dell’Essere

Autore: Miriam Manno

“La vita è delicata come i petali di un fiore di cristallo”.

La fragilità dell’essere è una raccolta poetica. Attraverso i suoi versi pieni di coinvolgimento, la scrittrice condivide i suoi stati d’animo. Come ogni poeta che si dedica alla scritture di poesie, anche Miriam Manno riesce a scavare dentro di sé raccontandosi fino in fondo. L’autrice porta alla luce persino le ombre, condividendo i suoi umori, i suoi pensieri, le sue emozioni più intense.

Tra i temi troviamo l’amore, quello reso, quello a volte perduto o non ricevuto.

Troviamo il valore dell’amicizia. Troviamo la forza della vita che inonda di luce le giornate, così come il tormento per il dolore che scaturisce dalla delusione, dalla mancanza di qualcosa, dall’incomprensione.

Le parole usate per esprimere le proprie emozioni sono ricercate con cura, scritte con intelligenza, evocando immagini e producendo suoni. Non c’è banalità ma sempre una forza che è evidente e che si trasmette al lettore, dalle riflessioni e dalle sensazioni della scrittrice.Leggendo si troveranno parole dedicate agli amici, alla famiglia, agli amore, c’è spazio per l’eros, per il mito, per l’arte e per la natura. Tutto è raccontato con impeto, se ne avverte la furia, l’istintività. È questa urgenza che avverte la poetessa di raccontarsi e condividere attraverso le sue poesie, pensieri e riflessioni che a me è piaciuta particolarmente.

Per trasmettere al lettore di questa recensione l’intensità di questo libro riporto una poesia in particolare ” A te che sei fragile“:

Per tutte le volte che caduta sei
senza paracadute,
ferite non hai visibili.
Mostri il sorriso
e inganni.


Anima,
presto,
ricomponiti.

 
 

Recensione di @books.myrefuge

Titolo: La fragilità dell’essere

Autore: Miriam Manno

Editore: self publishing

Anno di uscita: 01 ottobre 2021

Trama: Questa silloge esplora il percorso dell’anima. La Morte, il Tempo, la fuga dalla realtà per mezzo della fantasia o di un libro, la ricerca di un significato da attribuire all’Esistenza sono tutti temi che hanno a che vedere con la vita. La nostra Vita.Essere fragili non vuol dire essere deboli. Fragilità è sinonimo di Umanità.

Voto: 4/5

Un’opera breve, semplice e che emoziona composta da brevi poesie/pensieri. La lettura è adatta a tutti, chiara e diretta arriva al lettore in un attimo, anche la presenza di disegni aiuta la visualizzazione del sentimento trasmesso dal testo.

Vengono toccati diversi temi divisi nelle quattro parti del libro, la scrittrice non risulta banale, anzi, con una scrittura scorrevole tratta argomenti profondi su cui riflettere… Ci insegna a non nascondere le nostre fragilità, ma a trasformarle nei nostri punti di forza.

 
 

Recensione di @fly_with_a_book

Ode a me stessa

Se cadi ti rialzi,
mostri le tue cicatrici con fierezza.
Niente sconti per te, anzi
caduta tu sei da ogni altezza.
Sfoggi il sorriso
e la notte crolli in un pianto improvviso.
Sei una farfalla che ha paura di volare,
non vuoi farti male.
Respingi gli affetti
e attorno a essi muri costruisci.
Non puoi perdere ancora.
La realtà ti è indigesta.
Un libro hai sempre con te.
Di sogni la tua testa è piena.
Trasparente sei come le lacrime,
in questa terra c’è crisi di sentimenti.
Non piangere, sii forte.
Respira lentamente.
Sorridi e goditi la vita.
Ne hai una sola.

Ti nascondi sotto le coperte
e speri che Peter Pan possa salvarti.
Bambina, lo sai,
non ti salvi se non da sola.
Indossa l’armatura e affronta il mondo.
Sii fiera di essere ciò che sei.
Non pensare alle smagliature.
Non ascoltare le critiche.
Sempre male qualcuno parlerà di te,
tu ignora tutte le voci.
Tu sola conosci la tua storia.
Nessuno può giudicarti,
se non tu.
E, ti prego, abbatti i muri.

“La fragilità dell’Essere” è una raccolta di poesie e pensieri, suddivisa in quattro parti, che analizza svariati temi. Il libro contiene, inoltre, delle bellissime illustrazioni.💭

L’autrice, pur essendo molto giovane, affronta riflessioni importanti, sulla vita, sull’amore, con grande profondità e senso critico. Anche se l’attenzione viene focalizzata su aspetti tutt’altro che frivoli, la lettura non risulta mai complicata; al contrario, l’ho trovata molto scorrevole e piacevole, grazie anche alla musicalità tipica della scrittura poetica.
Penso che sia una lettura adatta a tuttǝ; un libro che sarà sicuramente molto apprezzato dagli appassionati del genere, ma che potrebbe piacere anche a chi predilige la prosa.
Ringrazio Miriam per avermi dato la possibilità di leggere “La fragilità dell’Essere” in anteprima. È stato un piacere! Sinceri complimenti e in bocca al lupo!


Ti incuriosisce? Lo leggerai? Ti piacciono le poesie?
“Ode a me stessa” è il mio componimento preferito. Aspetto di conoscere il tuo!

Il libro è in vendita su Amazon:

 
 

Recensione di @beyondthepages_bookblog

Titolo: La fragilità dell’essere
Autore: Miriam Manno
Data di pubblicazione: 30 settembre 2021
Pagine: 99
Genere: Raccolta di poesie e pensieri
https://beyondthepages2318.blogspot.com/search?q=la+fragilit%C3%A0+

TRAMA:

Questa silloge esplora il percorso dell’anima. La Morte, il Tempo, la fuga dalla realtà per mezzo della fantasia o di un libro, la ricerca di un significato da attribuire all’Esistenza sono tutti temi che hanno a che vedere con la Vita. La Nostra Vita.Essere fragili non vuol dire essere deboli. Fragilità è sinonimo di Umanità.

LA MIA OPINIONE :

Questa volta la recensione che andrete a leggere sarà molto diversa dal nostro solito. Prima di tutto non ci sono personaggi che vi possa descrivere, non c’è una storia di cui parlare e questo perché non parliamo di un romanzo.Oggi infatti parleremo di ‘La fragilità dell’essere’ di Miriam Manno, una raccolta di brevi poesie e pensieri che mi ha molto colpito. Premetto che in generale non sono una ragazza che sa assaporare a pieno la poesia, ma stavolta ho voluto provarci e darmi una possibilità di scoprire un nuovo genere e mi sono davvero divertita in questa escursione dalla confort zone. L’opera di Miriam, è divisa in quattro parti, di cui vorrei parlarvi in breve: la prima, nella quale troviamo una raccolta di brevi e semplici poesie, che riportano tematiche quali amore, fine dell’amore, abbandono, guarigione da esso. Le poesie che vi ho incontrato sono capaci di emozionare, e portano quella ventata di modernità, alla classica poesia che tutti noi conosciamo. Sono semplici ma capaci di arrivare dritte al cuore di tutti noi. Parlano di cose nelle quali ognuno di noi si può immedesimare: l’amore in tutte le sue sfatare. Di questa sezione le poesie he ho preferito in assoluto sono AMOR MIO, L’AMOR e L’ARTISTA DELL’ANIMA. Bellissime, hanno toccato punti della mia anima molto profondi e, dato che ho avuto l’approvazione dall’autrice ho deciso di riportarne una qui sotto, come piccola anteprima a quello che potreste trovare leggendo il volume.


Dipingimi il sorriso,
pittore della mia anima,
Scultore del mio mondo tu sei per me.
Conoscevo il rosso della rabbia
e da esso tu l’amore creasti.
Di un fuoco il cuore accendesti.
Tu, unico abitatore del mio pianeta,
tu, rematore della mia barca,
sola mi lasciasti.

La seconda parte è composta da un’altra raccolta di poesie, questa volta dai temi liberi, molti di essi temi di rilevanza culturale nel mondo odierno ma anche alcune poesie dai temi astratti ed introspettivi. Di questa sezione mi hanno colpito le poesie dedicate alla discriminazione e ai migranti, vi ho trovato una profondità inaudita, ma non solo. Miriam è capace di descrivere la paura e l’essere introversa in un modo che mi fa rispecchiare nei suoi versi in maniera quasi inquietante dall’accuratezza!Le poesie che ci tengo a citare in questa recensione e che mi hanno colpito di più di questa sezione così varia sono: NAUFRAGO NEL MARE DELLA VITA, A TE CHE SEI FRAGILE, PIANGERE IL DOLORE E I SOGNI. Non sapete quanto mi piacerebbe condividerle con voi, ma non posso stare qui a riportarvi poesie su poesie. Hahaha!In questa parte Miriam dedica anche i suoi bellissimi versi al difficilissimo periodo che abbiamo passato negli ultimi anni. La poesia in questione è capace di racchiudere le emozioni, i riti e le caratteristiche di quello che noi tutti ricorderemo come il momento che ci ha cambiato la vita: l’arrivo della pandemia che ci ha colti del tutto impreparati.

La terza parte contiene invece una serie di pensieri spezzati di cui due frasi in particolare, mi sono entrate nel cuore:

Mi hai regalato un sorriso

e poi l’hai portato via senza un avviso

Tremenda è la realtà

che non lascia spazio alla fragilità.

Trovo che in queste due frasi ci siano due spunti di riflessione molto importanti. Sono pensieri che parlano di due cose totalmente diverse, ma che mi hanno colpito per la verità che portano in se. La prima mi ha fatto ragionare sul potere che le altre persone hanno su di noi, sul nostro umore, sul modo in cui ci vediamo e pensiamo a noi stesse. Quasi come se non dovessimo vivere per noi stessi ma per gli altri. La seconda mi ha fatto pensare invece alle realtà difficili che ci sono in tutto il mondo e che portano via spensieratezza, allegria e possibilità di essere fragili a gente sempre più giovane ed indifesa.

Infine la quarta parte è dedicata alle riflessioni. Ma se devo essere sincera e la parte che mi ha colpito di meno di tutto il libro. Non che sia brutta assolutamente, ma letta dopo le poesie capaci di arrivare dritte al cuore, perde molto del suo fascino. Per concludere posso solo dirvi che quest’opera è sicuramente valevole del vostro tempo. È risultata semplice e emozionante anche a me, che ignoro molte cose riguardo alla poesia e è riuscita a far breccia nel mio cuore. In più anche l’impaginazione e l’accompagnamento delle poesie con immagini ha reso la lettura ancora più facile e piacevole.

VOTO4.5

 
 

Recensione di @una.monia.tra.i.libri

Questa silloge esplora il percorso dell’anima. La Morte, il Tempo, la fuga dalla realtà per mezzo della fantasia o di un libro, la ricerca di un significato da attribuire all’Esistenza sono tutti temi che hanno a che vedere con la Vita. La Nostra Vita. Essere fragili non vuol dire essere deboli. Fragilità è sinonimo di Umanità.

Ed eccoci oggi a parlare di questa raccolta. I pensieri che la nostra autrice ci propone sono quasi tutti in versi e divisi in sezioni e ho apprezzato molto questo. Avere a che fare con poesie o pensieri spesso non è semplice recensirli, perché le emozioni che trasmettono sono difficili da descrivere per la delicatezza, sottigliezza ed empatia che ad ognuno di noi provocano. Le parole che possono sembrare semplici mirano ad un grande percorso interiore. La vita va vissuta in pieno, giorno dopo giorno perché oggi è il nostro presente e dobbiamo farne tesoro. La fragilità che ognuno di noi cerca di tenere nascosta, dovrebbe essere manifestata senza remore, senza paura di essere giudicati o ancora peggio umiliati. Cerchiamo di trasformare le debolezze in punti di forza e siamo sempre orgogliosi di noi stessi. Voi come vi comportate davanti a persone che soffrono di grandi fragilità inferiori? Cercate di trasmettere forza o deridete chi non è abbastanza forte? Ringrazio di cuore @milly.06 che mi ha gentilmente donato la copia digitale ❤️.